Valerio Castello
Valerio Castello (Genova, 1624 – Genova, 17 febbraio 1659) è stato un pittore italiano, principale esponente del barocco genovese.
Fu l'ultimo figlio del celebre pittore Bernardo Castello, che tuttavia morì quando Valerio aveva appena 6 anni. Restato sotto la condotta del fratello maggiore Torquato, che tentò d'instradarlo nello studio delle lettere, si distinse in giovine età per una propensione verso la pittura, rafforzata dalle osservazioni delle opere di Perin del Vaga nella Villa del Principe a Genova.
Ebbe un apprendistato, tuttavia ininfluente, presso Domenico Fiasella e Giovanni Andrea De Ferrari, seguito da un viaggio di formazione a Milano e Parma, dove poté studiare in particolare le opere di Giulio Cesare Procaccini, di Correggio, di Parmigianino e di Van Dyck dai quali prese spunto per incanalare il suo temperamento poetico in una sensualità languida, basti pensare al Ratto delle Sabine o al Ratto di Proserpina. Dalle opere di Rubens trasse l'insegnamento della composizione in movimento, spesso diagonale; non trascurabili furono gli accostamenti con il Veronese sia per la struttura sia per l'equilibrio tra luce, colore, movimento e forma.
Ebbe presto diverse commesse, sia relative a quadri che ad affreschi. Molto scarse sono tuttavia le notizie documentarie certe. Fra i suoi primi capolavori sono i due dipinti la Vocazione e il Battesimo di san Giacomo dell'oratorio di San Giacomo della Marina a Genova, mentre il suo primo importante ciclo di affreschi è conservato nella chiesa di San Martino d'Albaro, dove nell’Assunta si notano già il dinamismo e la grandiosità di Rubens. Nel 1648 firma nella chiesa di San Siro a Santa Margherita Ligure San Sebastiano tra i santi Lorenzo e Rocco, cui seguono la Conversione di san Paolo, (Galleria nazionale di palazzo Spinola), il Martirio di san Lorenzo di Palazzo Bianco e tre episodi della vita di san Francesco Saverio nella chiesa del Gesù. Le altre commissioni religiose di rilievo sono la volta della chiesa di Santa Marta con l'Annunciazione, e gli affreschi della chiesa di S. Maria in Passione, di cui sopravvivono lacerti nel Museo di Sant'Agostino.
I due grandi cicli di affreschi profani cui lavora sono invece la decorazione dei palazzi di Giovanni Battista Balbi e Francesco Maria Balbi. Nella primavera del 1654 affresca la volta del Salotto della Fama, all'interno delle quadrature dell’ascolano Giovanni Maria Mariani (Palazzo Reale). Il suo capolavoro, realizzato tra il 1655 e il 1659, sono le volte delle sale di Palazzo Balbi Senarega. Qui realizza la Galleria del Ratto di Persefone, ove una moltitudine di divinità sono ritratte a vivaci colori e con audaci scorci prospettici che sembrano farle precipitare dalle finte architetture del bolognese Andrea Seghizzi. Nel salone maggiore, la celebrazione dei fasti della famiglia Balbi è affidata all'allegoria mitologica del Carro del Tempo. L'entusiasmo con cui i committenti accolgono queste opere porterà ad affidargli anche la Sala della Pace e la Sala di Leda.