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Pacecco De Rosa

Pacecco De Rosa


Pacecco De Rosa, pseudonimo di Giovan Francesco De Rosa (Napoli, 26 dicembre 1607 – 1656), è stato un pittore italiano tra i protagonisti della pittura napoletana del Seicento.

Figlio del pittore manierista Tommaso (di cui si conosce a Napoli una sola sua opera certa, il Martirio di sant'Erasmo nella basilica dello Spirito Santo) e di Caterina De Mauro, fratello di cinque anni più piccolo della pittrice Diana (una delle rare pittrici donna del tempo), Pacecco fu imparentato con diversi pittori napoletani coevi: la madre, rimasta vedova, si risposò nel 1612 con il pittore Filippo Vitale, la sorella Annella sposò invece Agostino Beltrano, mentre l'altra sorella, Grazia, andò in nozze con lo spagnolo Juan Do.

A causa della scarsità di informazioni certe riferite al pittore risulta difficile ricostruire la sua vita con una certa puntualità, in particolar modo il suo catalogo. Più nello specifico, tutti i dipinti giovanili dell'artista sono di difficile datazione e attribuzione sia a causa della mancanza di fonti biografiche certe di quel periodo sia per la difficoltà a distinguere il pittore dal patrigno. Le opere del Pacecco sono state spesso oggetto di discussione circa la loro concreta attribuzione anche con altri due pittori coevi, Andrea Vaccaro (che però ha strutturato una pittura più distinguibile dal De Rosa nel corso della sua carriera, grazie all'avvicinamento dello stile vandyckiano) e Francesco Guarini.

Già dal 1636 il Pacecco mostra col San Nicola di Bari ed il garzone Basilio (sacrestia della certosa di San Martino) un'apertura al classicismo di Stanzione, dove si notano anche tendenze importate dal Domenichino, attivo in città dal 1631 presso il cantiere della cappella di San Gennaro. Si tratta della prima opera documentata del pittore dove, nonostante il cambio di stile evidente, si conservano tuttavia da Filippo Vitale alcuni passaggi specifici (comunque non stilistici), come il brano della figura del piccolo Basilio nella scena che riprende quella dell'Angelo custode della chiesa della Pietà dei Turchini realizzata dal Vitale.

Opere della maturità di grande rilievo artistico è il Massacro degli innocenti, ora al Museo di Filadelfia, interessante sotto il profilo stilistico perché testimonia la comprensione del colorismo classicista dello Stanzione e del Domenichino a discapito del naturalismo manifestato invece in un'altra redazione del medesimo soggetto compiuto quand'era alla bottega del Vitale. L'opera palesa altresì un rimando esplicito all'opera forse più importante su questo tema, ossia alla versione che Guido Reni compì sul finire del primo decennio del Seicento, da cui Pacecco rielabora la drammaticità gestuale della composizione seppur realizzando la tela a taglio orizzontale (mentre quella del bolognese è verticale).

Nella tarda maturità il pittore si diede ad alcune grandi pale d'altare di notevole spessore qualitativo, come il San Tommaso riceve il cingolo della castità per la chiesa di Santa Maria della Sanità a Napoli, l'Immacolata Concezione con san Francesco d'Assisi e sant'Antonio da Padova di Vibo Valentia, la Madonna col Bambino, san Domenico, san Gaetano e l'Angelo custode di Sant'Agata di Puglia ed infine la Madonna e San Carlo Borromeo per la chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, in cui ritorna anche in fase avanzata della carriera l'antica collaborazione con il Vitale e in cui si assiste a una variazione del classico tema iconografico in quanto san Domenico è presente nel dipinto quasi in secondo piano e defilato rispetto a san Carlo.