Giunta Pisano
Giunta Pisano, soprannome di Giunta di Capitino (1190-1200 circa – 1260 circa), è stato un pittore italiano, considerato il maggiore innovatore della pittura italiana nel secondo quarto del XIII secolo, prima di Cimabue. Le poche notizie sulla sua vita coprono un periodo che va dal 1229 al 1254.
Rispetto ai precedenti maestri toscani quali Berlinghiero Berlinghieri, Giunta fu capace di rendere in maniera più efficace la fisicità del corpo divino usando ombre più sfumate che smorzano nell'anatomia lo stile duro, grafico della pittura anteriore. Inoltre sono notevoli le equilibrate proporzioni alla figura. Studi recenti comunque hanno dimostrato come l'arte italiana del periodo non era un caso isolato, anzi un certo rinnovamento si manifestava contemporaneamente anche in area bizantina: per esempio negli affreschi del monastero di Mileševa, datati 1222-1228, sono presenti volti con tratti più marcati, ombre pastose che danno volume, in contrasto con la rarefatta compattezza e levigazione della più stretta osservanza bizantina.
Pisa ebbe intensi rapporti con l'area di influenza bizantina (e direttamente con Costantinopoli) sia a causa della sua fiorente attività commerciale, sia per il ruolo giocato nelle Crociate. Questi rapporti investirono anche l'arte e la cultura tanto che in città, agli inizi del XIII secolo, erano presenti artisti bizantini, come documentato da importanti lasciti scultorei e pittorici ancora ammirabili in città. Il grande crocifisso dipinto da un maestro bizantino fu probabilmente fonte di ispirazione per Giunta.
La sua pittura fu poi sicuramente influenzata anche dal rinnovamento religioso promosso dai francescani, come si può vedere dal tentativo di umanizzare il sacro e di coinvolgere emotivamente l'osservatore in un clima di umile e fervente religiosità. A tal riguardo esemplare è l'utilizzo dell'iconografia del Christus patiens in luogo del precedente Christus triumphans, che oltretutto si inarca e sprofonda sotto il peso del suo corpo.
Senza abbandonare lo stile bizantino, egli ne tese le potenzialità espressive fino al limite (si veda a tal riguardo il Crocifisso di San Domenico), aprendo la strada che avrebbe permesso a Cimabue, il cui debito nei confronti di Giunta (e di altri artisti pisani come Ugolino di Tedice) è stato evidenziato da Luciano Bellosi, e a Giotto di rifondare la pittura in uno stile pienamente "italiano".