Corrado Giaquinto
Corrado Domenico Nicolò Antonio Giaquinto (Molfetta, 8 febbraio 1703 – Napoli, 18 aprile 1765) è stato un pittore italiano.
Nasce da Francesco, un sarto napoletano, e da Angela Fontana, quinto di otto figli, l'8 febbraio 1703, alle ore 21, venendo battezzato tre giorni dopo nella Cattedrale di Molfetta.
Il sacerdote e notaio apostolico Joannes Muto (Molfetta, nato 12 maggio 1669 - morto 21 marzo 1731), autore di un manoscritto sulle "Famiglie Molfettesi" redatto tra la fine del XVII secolo e il primo quarto del secolo successivo, scrivendo su questa famiglia, riferisce di un suo precoce apprendistato nella bottega del modesto pittore Saverio Porta, (ca 1667 - ca 1725), diversamente da quanto riferisce invece lo storico contemporaneo Bernardo De Dominici, che scrive di un Corrado distolto da una carriera ecclesiastica preordinata dai suoi genitori, grazie all'iniziativa di un domenicano lombardo, architetto e matematico, il quale, consapevole delle doti del giovinetto, lo avrebbe indirizzato verso l'attività artistica.
In ogni caso, è certo che il Giaquinto lascia Molfetta per Napoli nel marzo 1721, ritornando a Molfetta nel febbraio 1723 per ritornare nuovamente a Napoli nell'ottobre 1724. Qui sarebbe stato allievo di un seguace di Francesco Solimena, il pittore Nicola Maria Rossi, del quale Corrado "imitò con tanta somiglianza la bella tinta ....che sovente scambiavasi con gli originali le copie fatte da lui".
Un successivo discepolato, ipotizzato ancora dal Da Dominici presso Francesco Solimena, non ha alcun riscontro, né appaiono in quel periodo sue opere che possano riferirsi alla maniera del maestro napoletano. Nel marzo 1727 è a Roma, ormai pittore indipendente, tanto da aprire una propria bottega presso ponte Sisto, nella parrocchia di San Giovanni della Malva, con l'allievo Giuseppe Rossi, che è testimone delle nozze del maestro, celebrate il 4 giugno 1734, con la romana Caterina Agata Silvestri; i due sposi vanno ad abitare "sotto la parrocchia di san Tomaso in Parione".
La prima opera documentata del Giaquinto è il Cristo in croce con la Madonna, san Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, per la cattedrale della città portoghese di Mafra, commissionata nel 1730 dal re del Portogallo Giovanni V tramite il rettore della chiesa romana dell'Ara Coeli, padre José Maria de Fonseca e d'Evora. Una commissione prestigiosa, seguita, il 21 gennaio 1731, dall'incarico di eseguire affreschi nella chiesa di San Nicola dei Lorenesi: il ciclo comprende, nella volta, San Nicola fa scaturire l'acqua dalla roccia, nella tribuna, le Tre Virtù teologali, nella cupola Il Paradiso e nei pennacchi le Tre Virtù cardinali; vi affresca ancora, nella controfacciata, un Prigione e un Santo.
Il restauro, che ha eliminato le ottocentesche ridipinture a olio degli affreschi, ha confermato l'inesistenza di una dipendenza stilistica del Giaquinto dal Solimena, ribadendo invece il suo studio dell'ultimo Luca Giordano, da lui visto tanto a Napoli quanto nella chiesa romana della Maddalena, nella quale il giordanesco San Lorenzo Giustiniani gli suggerisce la commistione dell'affresco con l'effetto pastellato della superficie; nello stesso tempo si è voluto vedere nell'affresco del 1729 nella chiesa romana di Sant'Isidoro del francese Charles-André van Loo, che Giaquinto conoscerà personalmente in Piemonte, un'ulteriore occasione di meditazione per l'acquisizione del suo personale linguaggio pittorico.