Edificato a partire dal 1574 per volere della Compagnia della Madonna del Rosario, accanto alla chiesa di San Domenico su progetto dell'architetto Giuseppe Giacalone. L'edificio, a navata unica, conserva una pala d'altare con la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina da Siena, e i santi Vincenzo Ferreri, Oliva, Ninfa, Agata, Cristina e Rosalia, di Anton Van Dyck, commissionata in occasione della peste che aveva colpito la città di Palermo nel 1624 e consegnata nel 1627 circa.
Vi sono ospitati i dipinti raffiguranti i Misteri dolorosi, sulla parete di destra: l'"Orazione nell'orto" di anonimo di scuola napoletana allievo di Francesco Fracanzano, il "Cristo alla Colonna" o "Flagellazione" di Matthias Stomer, la "Coronazione di spine" e la "Salita al Calvario" di ignoto di scuola fiamminga d'influenza caravaggesca, la "Crocifissione" della scuola di Antoon van Dyck.
Sulle pareti di sinistra e di fondo le rappresentazioni dei Misteri gaudiosi: di Giovan Andrea de Ferrari l'"Assunzione", di Orazio de Ferrari la "Resurrezione", di Guglielmo Borremans la "Visitazione" del 1727), l'"Annunciazione" di ignoto fiammingo, la "Presentazione al Tempio" di ignoto siciliano, la "Natività" attribuita a Geronimo Gerardi e di Pietro Novelli la "Disputa tra i Dottori" e la "Pentecoste", al quale si deve inoltre l'affresco della volta con "Incoronazione della Vergine" del (1630 circa.
Nella controfacciata sono presenti: la "Resurrezione" attribuita a Valerio Castello, l'"Ascensione" di ignoto fiammingo, l'"Assunzione" di Luca Giordano. Con l'obiettivo di esaltare il significato teologico delle tele, fu commissionata intorno al 1714 - 1717 a Giacomo Serpotta la realizzazione al di sopra delle stesse ed entro ovali a stucco e ad altorilievo, episodi dell'Apocalisse (tra i quali spicca la plasticità del corpo del diavolo che precipita dopo essere stato cacciato dal Paradiso) e due dell'Antico Testamento, legati ai Misteri del Rosario di cui sono l'anticipazione ideale.
Nelle nicchie tra i dipinti, l'artista palermitano realizzò inoltre le statue allegoriche delle Virtù, vestite con pizzi e drappeggi secondo la moda dell'epoca, di derivazione francese. Tra di esse spicca quella raffigurante la Mansuetudine, che tiene in mano una colomba verso la quale tende la mano un putto vestito da fraticello.
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