Andrea Moroni
Andrea Moroni (Albino, 1500 circa – 28 aprile 1560) è stato un architetto italiano in terraferma veneta.
Originario di Albino, nei pressi di Bergamo, figlio di Bartolomeo e di Bertolamina Berti, Moroni discendeva da una famiglia citata già nel 1216 in un atto di giuramento di fedeltà al vescovo di Bergamo. La famiglia si dividerà in molti gruppi e il gruppo Sereni sarà quello a cui appartiene Andrea. Il ramo Sereni proseguì modificando in Mori e successivamente Moroni. Questa parte della famiglia è conosciuta per la sua tradizione edile e di tagliapietra. È cugino del ben più noto pittore Giovan Battista Moroni, suo contemporaneo. Uno dei primi contratti che indicano la presenza di Andrea come progettista e costruttore, è datato 6 febbraio 1528, quando con il padre sottoscrive il restauro di un maglio e una mola ad Albino.
Le prime opere architettoniche attribuitegli si trovano a Brescia: nel periodo 1527-1532 è attestata la sua presenza nella città. Costruì un coro per il Monastero di Santa Giulia e probabilmente anche l'edificio dal quale le monache potevano assistere alla messa nella chiesa sottostante di San Salvatore. Successivamente lavorò anche alla chiesa di San Faustino, con la costruzione del chiostro grande. Sempre nel 1527 il 5 novembre si sposò con Maddalena figlia di Gio. Pietro Teutaldi de Spino di Albino dalla quale ebbe due figli: Antonio che risulta fosse morto nel 1546 e Caterina. In seconda nozze sposò la bresciana Prudenza, figlia di un certo Faustino che gli diede due figli: Scolastica e Giampaolo.
Il suo lavoro alle chiese padovane gli permise molto presto di farsi un nome a Padova, città nella quale si insediò definitivamente. Già nel 1539 veniva nominato "proto delle fabbriche di <questa> città", vale a dire dei cantieri pubblici della città di Padova. Per conto del governo veneziano costruì il Palazzo del Podestà, e gli edifici universitari. Sicura è l'attribuzione dell'orto botanico. Per quanto riguarda il Palazzo del Bo, invece, le opinioni sono discordi: è comprovata la sua presenza del cantiere e la sua funzione di supervisore, tuttavia alcuni indugiano ad attribuirgli l'ideazione del famoso cortile interno (già attribuito a nomi molto più altisonanti, come Palladio e Sansovino) perché troppo raffinato. Per motivi stilistici gli vengono invece attribuiti la cosiddetta "Loggia" di Piazza Capitaniato e il Palazzetto cinquecentesco (di cui si sa poco o nulla).