Giovanni Antonio Pilacorte
Giovanni Antonio Pilacorte (Carona, 1455 ca. – Pordenone, dopo il 21 novembre 1531) è stato uno scultore italiano di origine ticinese.
Nacque a Carona, sul lago di Lugano, intorno al 1455. Il suo cognome effettivo era Bassini (o Di o De Bassini). "Pilacorte", come per altri scalpellini originari della sua zona natale, era in realtà uno pseudonimo, che Giovanni Antonio adottò come sua denominazione professionale, scolpendolo a firma di molte sue opere.
Si trasferì presto a Spilimbergo, nel Friuli occidentale, dove stabilì la sua bottega e dove abitò con la moglie Perina ed i figli Alvise (o Aloisio) ed Anna, che in seguito avrebbe sposato Donato Casella, anch'egli lapicida. Molto probabilmente Alvise morì prima del padre, alla cui bottega collaborò cofirmando anche alcune opere. Dell'esistenza di Alvise se ne è avuta conferma proprio dalla firma scolpita su un frammento d'altare della chiesa di San Giacomo di Clauzetto, rilevata ed identificata in seguito ad uno studio del 2016. Nell'ultimo periodo della propria vita il Pilacorte si spostò a Pordenone, a casa del genero.
Dalla sua bottega uscirono un'abbondante quantità di opere, gran parte delle quali si trovano in diverse chiese del Friuli e dei paesi limitrofi: Spilimbergo e frazioni di Gaio e Gradisca, Pordenone (Duomo) e nella frazione di Villanova, Cordenons, Sequals, Valeriano, Castelnovo del Friuli, Clauzetto, Travesio, Vito d'Asio, Fanna, Cimpello di Fiume Veneto, San Giorgio della Richinvelda e nella frazione di Provesano, Casarsa della Delizia, San Vito al Tagliamento, Camino al Tagliamento e nelle chiese delle ville vicine (Pieve di Rosa e Villa di Rosa), Varmo, Rivignano, Fagagna, Sedegliano e nelle sue frazioni di Coderno, Gradisca, Grions, Redenzicco, San Lorenzo e Turrida, Beano e Goricizza (frazioni di Codroipo), Ragogna, Rive d'Arcano, Flaibano, Sant'Andrât del Cormôr (frazione di Talmassons), Sclaunicco, Ialmicco, Martignacco, San Pietro al Natisone, Lignano Sabbiadoro (chiesa di Santa Maria del Mare).
L'operosità della sua bottega spilimberghese, da cui poteva agevolmente accedere alle vicine cave di pietra pedemontane (in particolare quelle di Meduno e Travesio) per acquisire la materia prima, costituisce quindi un importante riferimento storico per diversi paesi, gran parte dei quali raccolti lungo le sponde del medio Tagliamento.
Fra i suoi lavori più riusciti vengono citati la cappella del Carmine del duomo di Spilimbergo, il portale della chiesa di Gradisca di Sedegliano, l'altare della pieve di S. Martino d'Asio, ubicata fra Clauzetto e Vito d'Asio, l'acquasantiera della chiesa di Beano e il fonte battesimale della chiesa di Santa Maria Maggiore di Meduno.