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Giovanni Maria Benzoni

Giovanni Maria Benzoni


Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, 28 agosto 1809 – Roma, 28 aprile 1873) è stato uno scultore italiano.

Fu messo a bottega presso uno zio falegname, e alcune sue sculture in legno furono notate dal conte Luigi Tadini, noto esponente della nobiltà locale ed appassionato d’arte. Questi ne ammirò l’abilità rimanendone affascinato al punto da volerlo portare con sé a Lovere al fine di dargli un’istruzione sia generale che artistica.

Il suo nome giunse a Giuseppe Fontana, esponente della borghesia locale il quale, volendolo mettere alla prova, gli commissionò la copia di una statua di San Francesco. L’eccellente risultato, sia in qualità che in velocità, spinse l’acquirente a parlarne con il conte Luigi Tadini, fondatore dell'Accademia Tadini di Lovere, che, a sua volta colpito dalla bellezza dell’opera in questione, fece eseguire al Benzoni una copia della Stele Tadini, la scultura eseguita da Antonio Canova in memoria di Faustino, figlio del conte, prematuramente scomparso.

L’opera soddisfece notevolmente le aspettative del conte, dando così il via ad un rapporto di collaborazione molto proficuo per entrambi. Infatti il Tadini fece trasferire il Benzoni prima a Lovere, iscrivendolo al locale collegio, e dal 1828 a Roma presso la bottega di Giuseppe Fabbris al fine di perfezionarne le abilità artistiche e valorizzarne le capacità.

Nella capitale pontificia inoltre gli venne offerta la possibilità di frequentare, sempre grazie alle sovvenzioni del conte Tadini, l’Accademia di San Luca, dove seguì corsi di disegno ed anatomia ed espose a 25 anni l’Amore silenzioso, meritandosi l’appellativo di novello Canova.

La grande quantità di opere commissionate lo costrinsero a trasferirsi in uno studio più grande in via del Borghetto e più tardi in via del Babuino, tanto da essere annoverato tra i bergamaschi più famosi del tempo, al pari di Gaetano Donizetti, Francesco Coghetti ed Angelo Maj (del cui ultimo ha scolpito la tomba monumentale nella Basilica di Sant'Anastasia al Palatino), tutti residenti a Roma.

Visse sempre a Roma, anche se sovente ritornava nella "sua" Bergamo, dove amava frequentare l’ateneo, diventandone membro e donandovi numerosi busti di illustri concittadini. La sua produzione, nell’arco di circa quarant’anni di onorata carriera, è stimata in 277 opere originali ripetute e copiate più volte, per un totale 705 pezzi.