Giovanni Baratta (Carrara, 13 maggio 1670 – Carrara, 21 maggio 1747) è stato uno scultore e architetto italiano, uno dei principali artisti dell'epoca tardobarocca; lavorò nel Granducato di Toscana, nella Repubblica di Lucca, oltre che nei domini dei Malaspina, sua terra natale e in Spagna.
Fu allievo del celebre Giovan Battista Foggini e di Camillo Rusconi e trascorse un periodo della sua vita a Roma e poi a Firenze. Lavorò anche a Lucca, Genova, Livorno, Torino e persino nella Penisola Iberica.
In particolare, a Livorno realizzò tre altari e il gruppo degli Schiavi liberati (1710-1717 circa) nella chiesa di San Ferdinando, progettata dallo stesso Foggini. Sempre nella città labronica a lui è stata attribuita, non senza incertezze, la facciata tardobarocca della chiesa della Santissima Annunziata, con le statue dell'Innocenza e della Mansuetudine forse eseguite da Andrea Vaccà; lavorò alla cappella del Santissimo Sacramento del Duomo.
A Lucca fu attivo nella chiesa di San Ponziano, dove realizzò un rilievo del tabernacolo, successivamente posto nella Basilica di San Frediano (cappella Cenami).
A Firenze sua è la struttura della fontana di Palazzo Vivarelli Colonna, la statua di San Tommaso nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano e il marmo di Diana cacciatrice in Palazzo Tolomei Biffi (1690 circa).
Curò l'apparato scultoreo della chiesa di Sant'Uberto nella Reggia di Venaria Reale, realizzando l'altare e, tra il 1728 e 1729, i quattro dottori della chiesa.
Negli anni successivi è impegnato in numerose commissioni per il Palazzo Reale di Mafra in Portogallo e per il Palazzo Reale della Granja de San Ildefonso in Spagna.