Baccio Bandinelli
Baccio Bandinelli, pseudonimo di Bartolommeo Brandini (Firenze, 12 novembre 1493 – Firenze, 7 febbraio 1560), è stato uno scultore italiano.
Figlio di un famoso orafo fiorentino, Michelangelo Brandini, fu mandato a studiare disegno e pittura, ma fu nella scultura che scoprì il suo talento, quindi si dedicò solo a questa arte.
Fu allievo di Giovan Francesco Rustici, subì poi l'influenza determinante di Michelangelo, di cui divenne imitatore e rivale. Giorgio Vasari riporta come la devozione verso il Buonarroti sfociasse in invidia, con l'episodio dei cartoni della Battaglia di Cascina, un affresco che Michelangelo avrebbe dovuto eseguire per Palazzo Vecchio, ma che non fu mai messo in opera. I cartoni erano esposti in Palazzo Medici e moltissimi giovani artisti andavano a studiarli e copiarli, tra i quali Baccio era uno dei più devoti, arrivando ad ottenere la chiave della stanza dove erano custoditi. Non riuscendo però ad arrivare nel disegno alla forza espressiva di Michelangelo egli prima sottrasse i cartoni tagliandoli in riquadri, poi li distrusse in un accesso di rabbia durante i tumulti che seguirono il reinsediamento dei Medici del 1512.
Dal 1518 è a Loreto dove realizza buona parte della scultura del pannello relativo alla Nascita della Vergine per il rivestimento marmoreo della Santa Casa.
Lavorò a Genova, dove gli venne commissionata l'incompiuta statua di Andrea Doria, che restò a Carrara allo stato di abbozzo (utilizzata per abbellire la fontana del Gigante posta in piazza del Duomo), mentre a Roma eseguì il modellino del San Michele da porre al culmine di Castel Sant'Angelo.
Le opere nelle quali l'emulazione di Michelangelo risulta più marcata (Ercole e Caco di Piazza della Signoria, 1534, Adamo ed Eva, già in Duomo e oggi al Bargello, Cristo morto sorretto da Nicodemo nella Basilica della Santissima Annunziata) sono caratterizzate da un gigantismo enfatico e strutturalmente debole; altre più autonome sculture, come rilievi del coro di Santa Maria del Fiore, considerati il suo capolavoro, e i disegni, su molti dei quali incisero i più celebri artisti del tempo, si affiancano per il loro raffinato virtuosismo alle coeve esperienze del manierismo più aulico.
Benvenuto Cellini fu un suo acerrimo nemico, sul piano personale e artistico. Tra i due volarono spesso insulti feroci: il Bandinelli in un accesso d'ira gli rinfacciò le sue attitudini omosessuali in Palazzo Vecchio, davanti al granduca Cosimo I stesso, mentre il Cellini nella sua autobiografia riportò una nutrita serie di critiche al suo Ercole e Caco, paragonandolo, tra l'altro, a "un saccaccio di poponi appoggiato a un muro". Quando Baccio eseguì un busto per Cosimo I (1540), poco dopo il Cellini si fece assegnare lo stesso incarico e fondendo un magnifico busto bronzeo, che però Cosimo sembrò gradire meno perché lo inviò a Portoferraio. Entrambe le opere si trovano oggi al Bargello.