Pietro Testa
Pietro Testa detto il Lucchesino (Lucca, 1612 – Roma, 1650) è stato un pittore italiano.
Figlio di Giovanni di Bartolomeo, di professione rigattiere, e di Barbara, giunse giovane a Roma, probabilmente prima del 1630, ed iniziò a frequentare la bottega del Domenichino, poi per breve tempo quella di Pietro da Cortona. Incoraggiato da Cassiano dal Pozzo, realizzò per lui una serie di disegni delle più importanti antichità di Roma. Questa frequentazione di ambienti cosiddetti antiquari e la conoscenza approfondita dei monumenti romani determinarono una cospicua parte della sua opera; presso Cassiano sicuramente conobbe Nicolas Poussin e lo scultore fiammingo François Duquesnoy.
I suoi primi dipinti e le contemporanee incisioni risultano influenzati da Pietro da Cortona; sono esempi di questo periodo il Paesaggio con satiri, ora a Roma alla Galleria Corsini, e il Paesaggio idilliaco, a Roma alla Galleria Doria Pamphilj. Nello stesso periodo per il marchese Giustiniani eseguì un Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia e Rachele nasconde gli idoli di Labano, opere entrambe conservate nel castello di Sans-Souci di Potsdam.
La discordanza profonda tra l'intento classico, come trascritto nei suoi appunti per un Trattato di pittura in cui si prefigge di trattare della maniera ideale, ponendo sulla vetta Raffaello ed i Carracci, con le sue tendenze più profonde, espressive e sentimentali, con un gusto costante per la stranezza e la predilezione per i soggetti bizzarri, con un trattamento aspro e contratto della materia pittorica, mettono in luce un temperamento malinconico ed irrequieto, ritenuto un anticipo di romanticismo, esemplificato dai suoi lavori più tardi, come Alessandro Magno salvato dai suoi soldati, ora a New York al Metropolitan Museum of Art, oppure la Morte di Didone, ora agli Uffizi di Firenze.
Pietro Testa morì tragicamente a Roma nel 1650 per annegamento nel Tevere; si trattò probabilmente di suicidio, spiegabile con molte ragioni: incomprensione dei critici e dei committenti, decorazione interrotta nell'abside della Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, distruzione degli affreschi da lui dipinti tra il 1642 ed il 1644 nella cappella di San Lamberto in Santa Maria dell'Anima, sostituiti più tardi da altri di Jan Miel.