Mosè Bianchi
Mosè Bianchi (Monza, 13 ottobre 1840 – Monza, 15 marzo 1904) è stato un pittore italiano. Detto talvolta Mosè Bianchi di Monza, non va confuso con l'omonimo e pressoché contemporaneo Mosè Bianchi di Lodi.
Figlio dell'insegnante di disegno e modesto pittore Giosuè e di Luigia Meani, fratello del meno celebre pittore Gerardo Bianchi, compiuti gli studi tecnici s'iscrive nel 1856 all'Accademia di Brera di Milano dove è allievo di Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e del direttore Giuseppe Bertini, avendo per compagni di corso Federico Faruffini, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Filippo Carcano, con i quali dividerà per qualche anno lo studio milanese in via San Primo.
Partecipa alla guerra di indipendenza del 1859; i suoi sette primi quadri appartengono al filone romantico, sulla scorta delle indicazioni del Bertini: il Ritratto di Simonetta Galimberti e il Ritratto di Giacinta Galimberti del 1861, conservati nei Musei Civici di Monza, L'arciprete Stefano Guandeca accusa l'arcivescovo di Milano Anselmo Pusterla di tradimento sacrilego, 1862, in collezione privata, e la Congiura di Pontida, 1862, esposta a Brera nel 1862 e nel 1863.
Finisce gli studi nel 1864 e ottiene la commissione della Comunione di San Luigi, per la chiesa parrocchiale di Sant'Albino, presso Monza. Si volge alla rappresentazione naturalistica, nell'ambito del gusto narrativo dei fratelli Domenico e Gerolamo Induno, in opere quali Una lezione di canto corale, La vigilia della sagra, 1864, Lo sparecchio dell'altare, 1865, che attirano l'attenzione dei critici sulla sua pittura; ma con Cleopatra e La Signora di Monza, del 1865, ricade nel genere melodrammatico del dipinto romantico pseudo storico.
Consigliere dal 1871 dell'Accademia di Brera e ormai pittore alla moda, ne La benedizione delle case, del 1870, esprime, come in Una buona fumata, del 1872, che vince nel 1877 il Premio "Principe Umberto", un bozzettismo di genere. Ne La pittrice, del 1874, come ne I convenevoli e in Una lezione di musica, si dà alla leziosità del genere neo-settecentesco, mentre ha modo di mostrare maestria ritrattistica nel Ritratto di Elisabetta Sottocasa, che vince ancora il Premio "Principe Umberto", nel Ritratto dell'ingegner Carlo Mira e nel Ritratto di Luigi Galbiati, del 1876.
Inizia alla fine degli anni Settanta la sua attività di frescante, orientandosi verso lo stile di Tiepolo: del 1877 è il ciclo di affreschi nella Villa Giovanelli a Lonigo, presso Vicenza, dal 1883 al 1884 è la decorazione della Stazione Reale di Monza, con Il genio dei Savoia e del 1885 sono le decorazioni di Palazzo Turati, a Milano.
Si dedica anche all'acquaforte e nel 1896 è premiato al Concorso della Calcografia Nazionale. Nel 1898 è nominato insegnante e direttore dell'Accademia Cignaroli di Verona; ma una malattia insorta nel dicembre 1899 lo costringe a ritornare a Monza e ad abbandonare la pittura. L'artista muore nel 1904 ed è sepolto nel Cimitero di Monza.