Museo di Castelvecchio
Collezioni d'Armi / Architettura / Quadreria / Scultura / VERONA
Il Museo civico di Castelvecchio è uno dei più importanti musei della città di Verona, nonché uno dei più interessanti dell'arte italiana ed europea. Il museo, restaurato con criteri moderni nel 1957 da Carlo Scarpa, si trova all'interno del complesso della fortezza di Castelvecchio, distribuendosi in circa trenta sale ed in relativi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, cermiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.
Le collezioni del museo si aprono con una collezione di scultura romanica, ancora debitrice dello stile romano desunto da modelli di cui sempre Verona ebbe abbondanza, i cui pezzi provengono da edifici religiosi crollati o distrutti nel corso dei secoli.
Nell'ala residenziale del castello, costruito per difendere la famiglia dalle minacce sia esterne alla città sia interne, trovano collocazione le collezioni pittoriche di scuola veronese e veneta: la sezione di pittura gotica, che a Verona visse una stagione entusiasmante grazie a maestri come Pisanello (con la celebre Madonna della Quaglia), Altichiero, Michelino da Besozzo (con la Madonna del roseto, già attribuita a Stefano da Verona), o i meno conosciuti Turone da Maxio e Michele Giambono.
Si passa poi alle opere della Verona a cavallo del Rinascimento, con i primi tentativi pre-mantegneschi di imitare il nuovo stile nelle opere di Antonio Badile e alcuni capolavori della scuola veneziana come il grande crocifisso di Jacopo Bellini, per poi arrivare al pieno rinascimento con le opere di Domenico e Francesco Morone, padre e figlio, e Liberale da Verona. Non mancano i capolavori di grandi maestri come una Madonna col Bambino in piedi su un parapetto di Giovanni Bellini, il Cristo in pietà di Filippo Lippi, una Madonna della Passione di Carlo Crivelli e la Sacra Famiglia e un Santa di Andrea Mantegna. Girolamo dai Libri è il pittore veronese che maggiormente recepisce la lezione di Mantegna applicandola nei suoi capolavori. Paolo Morando e Francesco Caroto, con il celeberrimo Giovane con disegno di pupazzo, di chiara influenza leonardesca, tradisce la sua singolare ricerca sui rapporti tra osservato e osservante, tra ritraente, ritratto e spettatore.
Si arriva quindi al Cinquecento e al Seicento, passando per alcune opere giovanili di Paolo Caliari detto il Veronese (come la Pala Bevilacqua-Lazise e il Compianto sul Cristo morto che ne sancirono la fama), Jacopo Tintoretto, Paolo Farinati e Alessandro Turchi detto l'Orbetto, autore di grande fortuna a Verona come a Roma, sua seconda patria.
Del Settecento è presente uno dei protagonisti, il Tiepolo, con un quadro quale Eliodoro saccheggia il tempio.
Castelvecchio ospita inoltre un'interessante collezione di armi e armature medievali e rinascimentali, tra cui la spada di Cangrande recuperata dal suo sarcofago in occasione della prima apertura negli anni venti del XX secolo.