Villa Caldogno è una villa veneta attribuita all'architetto Andrea Palladio. Dal 1996 è inserita tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO con le altre ville di Palladio del Veneto.
Un'iscrizione nella facciata (Angelus Calidonius Luschi Filius MDLXX) attesta il completamento dell'edificio nel 1570 da parte di Angelo Caldogno, figlio del committente originale, ma probabilmente tale data si riferisce alla conclusione della sontuosa decorazione interna ordinata da Angelo.
L'atrio presenta una decorazione con paesaggi di genere, concerto e il circolo degli dei dell'olimpo nel soffitto. Il grande salone centrale venne affrescato creando un'architettura illusoria di un porticato interno sostenuto da giganteschi telamoni di marmo, all'interno del quale si svolgono momenti tipici della vita in villa dell'aristocrazia del tempo: il gioco delle carte, la danza, il concerto e la merenda portata a due innamorati: frutta e un vassoio di dolci a forma di ciambella, i bussolà veneziani.
Le due stanze più grandi di sinistra sono dotate di camino e furono affrescate, intorno al 1570, da Giovanni Antonio Fasolo e Giovanni Battista Zelotti, con storie romane: presentano le vicende della giustizia di Scipione e della regina Sofonisba. Non mancano altri giochi illusori, come le finte porte dipinte, da cui escono dei personaggi.
In seguito Giulio Carpioni, qui nella sua prima opera in affresco, realizzò la decorazione di parte di una saletta intermedia nel lato occidentale che era stata ricavata dalla demolizione di una scala nel 1646. Lo stanzino del Carpioni mostra episodi ispirati al poema pastorale Il Pastor fido di Giovanni Battista Guarini, a testimonianza che i temi bucolici e pastorali, tanto in voga alla fine del Cinquecento.
A Costantino Pasqualotto sono attribuiti i fregi visibili nella parte alta delle pareti delle sale a destra del salone, le uniche decorazioni antiche attualmente visibili in quell'ala dell'edificio, oggi utilizzata per installazioni d'arte contemporanea.
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