Eretto tra il 1569 e il 1572 da Ambrogio Di Negro, quest'ultimo eletto doge della Repubblica di Genova nel biennio 1585-1587, è incluso nell'edizione rubensiana. Presente in tutti i rolli, raggiunge il massimo splendore all'inizio del Seicento quando subentra Orazio, figlio ed erede di Ambrogio. Posto accanto alla Loggia dei Mercanti, mostra due facciate principali a quadratura affrescata: su piazza Banchi, riordinata in quegli anni (tra il 1590 e il 1596), e sul carrubeous rectus (l'odierna via San Luca) dov'è l'entrata.
Lo scalone voltato, che sale sino al secondo piano, si affaccia con un loggiato su tre lati del cortile interno; rilevanti i portali in marmo bianco e quelli in pietra nera del grande salone del primo piano nobile, con sentenze latine che ricordano l'umanesimo di Ambrogio Di Negro. Il piano nobile ospita un importante ciclo decorativo risalente alla fine del Cinquecento, che ricopre le volte di tre sale, attribuito ad Andrea Semino e alla sua bottega. La sala principale ospita il grande affresco con "Il Ratto di Elena", circondato da riquadri con episodi della vita di Paride, mentre le due sale minori ospitano i cicli di Danae (Con Danae fecondata da Giove) e del figlio Perseo (con Minerva e le Muse sull'Elicona). Secondo recenti studi, all'opera avrebbero partecipato anche i figli di Andrea, Cesare e Alessandro, ed il fratello Ottavio. Il palazzo è rimasto della famiglia Di Negro per oltre duecento anni come sede di importanti attività commerciali.
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