Gli archivi parrocchiali sono costituiti essenzialmente dai registri parrocchiali in cui i parroci, secondo quanto era stato disposto dal Concilio di Trento nel 1564, hanno ancora oggi l’obbligo di segnare i battesimi, le cresime, i matrimoni, i defunti, ovvero tutti i documenti relativi ai vari sacramenti dei propri parrocchiani. A questi poi si aggiungono i documenti sui rapporti tra il Vescovo e le Parrocchie, nomine, corrispondenza, decreti di parrocchie. Si tratta ovviamente di fondi di enorme importanza per quanto riguarda la ricerca storica, che qualora siano ancora collocati presso le parrocchie e puntualmente redatti dai parroci presentano il vantaggio di un costante aggiornamento ma risultano spesso difficilmente accessibili data la mole di lavoro che normalmente ricade sui sacerdoti unita alla necessità di una loro sovrintendenza alla visione degli stessi.
Molto vario è il fondo costituito da tutti quei documenti che testimoniano le attività delle istituzioni religiose locali ed i rapporti intercorsi tra il potere religioso locale da una parte ed il potere religioso centrale e il potere civile dall’altra: tra questi, di particolare importanza per la storia del novecento i rapporti Curia-Diocesi (Eco della Curia dal 1909, bollettini vari, antiche funzioni, stemmi e timbri vescovili).
Di grande importanza per la conoscenza dell’istituzione è l’opera di Joannis Baptistae Castelli, Visitatio Civitatis Parmae, 1578-79,3 così come i resoconti delle successive visite pastorali dei vescovi, visite che implicavano la descrizione generale della parrocchia e del suo andamento.
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