L’Archivio storico diocesano di Milano è povero di documenti antichi: se si eccettua il fondo pergamene, che è una serie artificiale, e qualche altro caso, le normali serie d’archivio non sono anteriori al Concilio di Trento. La documentazione anteriore andò dispersa per varie cause ma soprattutto in seguito a due incendi, il primo alla fine del sec. XIII, il secondo nella prima metà del XVI. La ricostituzione dell’archivio si deve all’opera del card. Carlo Borromeo. Nel periodo della repubblica cisalpina (1797-1801) le imbreviature dei notai arcivescovili vennero requisite e sono ora conservate nell’Archivio di Stato di Milano dove confluirono pure le carte delle confraternite, delle collegiate e dei monasteri soppressi alla fine del ‘700. I due più importanti ordinamenti dell’archivio diocesano furono compiuti dal can. Giovanni Battista Corno tra il 1644 e il 1690 e dal can. Aristide Sala negli anni 1853-1861. L’archivio smembrato e danneggiato durante l’ultima guerra, è stato ricostituito dal precedente direttore mons. Ambrogio Palestra che ha sostanzialmente conservato l’ordinamento del Sala.
Tra i cimeli più antichi, l’Archivio Storico Diocesano conserva alcuni documenti risalenti all’età comunale, come ad esempio l’atto pergamenaceo con il quale l’Arcivescovo Robaldo concede al prevosto della Valtravaglia il trasferimento in una località meno deserta e più popolata della chiesa matrice plebana (4 marzo 1137). Il documento in parola è sottoscritto anche da San Galdino della Sala, futuro Arcivescovo, a quel tempo semplice cancelliere.
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