Vincenzo Dandini
Vincenzo Dandini (Firenze, 17 marzo 1609 – Firenze, 22 aprile 1675) è stato un pittore italiano.
Vincenzo Dandini fu uno dei rappresentanti più importanti di una famiglia di pittori fiorentini del Seicento. Fratello minore di Cesare Dandini, fu padre di Ottaviano e di Vincenzo detto "il Giovane", anche loro pittori che lavorarono nella bottega di famiglia, come anche il nipote di Vincenzo, Pier Dandini. Fu il fratello Cesare a intravedere in Vincenzo un talento pittorico e ne fu certo il primo maestro, ma i problemi di Cesare in quel periodo indussero il giovane a rivolgersi anche ad altri maestri, come il Passignano e Matteo Rosselli. Vincenzo sviluppò quindi nei suoi dipinti, rispetto al fratello, una maggiore semplicità ed un'inclinazione più naturalistica.
Ottenuti i suoi primi successi, grazie all'aiuto del fratello Cesare e della famiglia granducale, il pittore riuscì a perfezionare la sua formazione a Roma, dove soggiornò tra 1635 e 1636. Nel soggiorno romano presso la bottega di Pietro da Cortona apprese l'arte del suo maestro, studiò le antiche vestigia della città, e acquisì la conoscenza dei grandi modelli rinascimentali e dei cicli di affreschi del barocco romano, in particolare quelli degli emiliani là trapiantati come i Carracci e il Guercino. Il pittore copiò anche il Poussin e lo miscelò al cortonismo divenendo uno dei primi rappresentanti di quella corrente cortonesca 'moderata' in consonanza con altri pittori della sua generazione, come Giovan Francesco Romanelli e Giacinto Gimignani, quest'ultimo operante anche in Toscana.
Tra gli anni trenta e anni quaranta si dedicò a realizzare soprattutto quadri da stanza per le collezioni nobiliari fiorentine mentre più tardi prevalse l'esecuzione di opere di soggetto sacro. Una delle prime di queste, oltre al Martirio di San Sebastiano per la chiesa di San Mauro a Signa, fu la Caduta di Gesù Cristo sotto la Croce (1645-46 circa) per la Compagnia di San Benedetto Bianco di Firenze, oggi al seminario, innovativa per la composizione semplificata ma incombente, per le pose statuine dei personaggi e per il sottile pathos.
Tra le opere di soggetto sacro si scalano, cronologicamente, la tela Sant'Andrea Zoerandro e Carlo Borromeo in Santa Maria in Gradi ad Arezzo, del 1657, ed intorno al 1670 le opere per la chiesa di Ognissanti a Firenze: la pala con Madonna, sant'Anna e san Gioacchino, quella de La Concezione e una con San Bernardino e Giovanni da Capistrano, mentre nella chiesa di San Bartolomeo di Pistoia fece una tela con rappresentato Il Battesimo di Costantino. Di notevole rilievo, anche la coppia di monumentali tele, raffiguranti il Ratto delle sabine e Orazio Coclito al ponte sul Plicio, realizzati per il salone di villa Orsucci posta in Segromigno in monte, nel comune di Capannori.