Melchiorre d'Enrico
Melchiorre d'Enrico (Alagna Valsesia, 1573 circa – Varallo, 1642 circa) è stato un pittore italiano, che operò soprattutto in Valsesia accanto ai più celebri fratelli, Giovanni d'Enrico e Antonio d'Enrico, detto Tanzio da Varallo.
Nacque verso il 1573 ad Alagna in Valsesia, nell'ambito di una famiglia di artisti: suo fratello Giovanni divenne il principale scultore attivo al Sacro Monte di Varallo; l'altro fratello Antonio (più noto come Tanzio da Varallo) è considerato uno dei principali esponenti della pittura piemontese e lombarda del XVII secolo.
Pur essendo, per così dire, vissuto all'ombra dei due più celebri fratelli, la sua statura artistica non può essere sottovalutata.
Il suo apprendistato artistico dovette essere analogo a quello di Tanzio, con un praticantato nell'arte della scultura (segnatamente della costruzione di statue in terracotta) svolto sotto la guida del fratello Giovanni, e con un percorso di sviluppo dell'arte di dipingere di cui non si hanno informazioni attendibili.
Verso il 1614 ebbe modo di evidenziare le sue qualità di pittore affrescando (assieme a Gian Giacomo Testa) la cappella XXXI (La coronazione di spine), quando Giovanni vi aveva già realizzato l'apparato statuaro.
Nel 1619, ancora sulla scia del fratello, ricevette dai fabbriceri la commessa per gli affreschi della cappella XXIII (La cattura di Cristo). Si trattò di un compito più impegnativo del precedente, che comportava, oltre agli scorci paesaggistici, la realizzazione di figure di angeli che si affacciano sulla scena reggendo stendardi con storie del Vecchio Testamento.
Più tardi si saldò un maggiore rapporto di collaborazione con Tanzio. Nel 1627 presenziò anch'egli alla firma del contratto per gli affreschi della cappella dell'Angelo Custode nella basilica di San Gaudenzio a Novara.
Nel 1633, quando Tanzio morì, era forse già impegnato con lui a Borgosesia, nella realizzazione degli affreschi della cappella Gibellini, nella collegiata dei Santi Pietro e Paolo e, subito dopo, venne dai committenti incaricato della continuazione dell'opera.