Francesco Mancini (Sant'Angelo in Vado, 24 aprile 1679 – Roma, agosto 1758) è stato un pittore italiano barocco e rococò.
Fu allievo di Carlo Cignani a Forlì e a Bologna e fu quindi introdotto alla scuola forlivese e alla pittura accademica sulle orme dei Carracci; echi di questa pittura si possono trovare nelle opere giovanili: l'affresco sulla volta e i dipinti a olio della Libreria, oggi Aula Magna, della Biblioteca Classense di Ravenna e quelli nella Cattedrale di San Feliciano a Foligno. A Forlì, di suo rimane L'allegoria del tempo e delle stagioni, nel Palazzo Reggiani.
Si trasferì, con la raccomandazione del pittore Marcantonio Franceschini viceprincipe dell'Accademia Clementina di Bologna, a Roma dove entrò in contatto col suo conterraneo Carlo Maratta; il contatto con l'opera più matura del Maratta, e degli allievi del Maratta, rappresentò una svolta nella sua pittura. Inoltre, collaborò alle opere del Palazzo Convento di Marfra ed alla cattedrale di Evero grazie all'amico Agostino Masucci. Sono di questo periodo gli affreschi nel Palazzo del Quirinale, quelli nella Chiesa Nuova dei Filippini di Perugia (1730), quelli nella Basilica di Santa Maria della Misericordia a Macerata (1736), a Sant'Angelo in Vado, Forlì e Rimini. Francesco Mancini venne stimato dai contemporanei come uno dei migliori pittori della sua epoca; venivano apprezzati soprattutto i toni chiari e luminosi delle sue pitture. Fu accolto fra i membri dell'Accademia di Francia a Roma (1732), della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon di Roma (fra il 1743 e il 1745) e dell'Accademia di San Luca (1750-51).
Fra i suoi allievi vi furono Sebastiano Ceccarini, Domenico Corvi, Giovanni Battista Ronchelli, Niccolò Lapiccola di Crotone e il canonico Giovanni Andrea Lazzarini.
Sua figlia Faustina sposa nel 1729 lo scultore Pietro Bracci.