Egisto Lancerotto
Egisto Rinaldo Lancerotto (Noale, 21 agosto 1847 – Venezia, 31 maggio 1916) è stato un pittore italiano.
Nato a Noale da Marianna Scattagia e Giuseppe, impiegato dell'Impero Asburgico che nel 1853 si trasferisce a Venezia per motivi di lavoro, dal 1867 al 1874 frequenta l'Accademia di belle arti, dove è allievo di Napoleone Nani, Michelangelo Grigoletti, Federico Moja e Pompeo Marino Molmenti; quest'ultimo ha una notevole influenza sullo sviluppo artistico di Lancelotto, che indirizza il suo stile verso le dinamiche veriste proprie della contemporanea Scuola veneziana.
Dopo un primo successo conquistato con l'opera storica L'assedio di Firenze, negli anni Settanta svolge attività didattiche all'interno della stessa Accademia di belle arti di Venezia come assistente ai corsi di pittura, mentre negli anni ottanta ottiene l'apprezzamento di pubblico e critica attraverso importanti affermazioni alle Promotrici di Venezia e di Milano, dove espone opere di soggetto verista quali Felicità Materna, Caccia al Selvatico, I piccoli pittori, La regata Veneziana e il trittico Scuola di Pittura, dove sono rappresentate ambientazioni domestiche e rurali, popolari e legate ai costumi cittadini, scene di vita quotidiana e mondana veneziane.
Molto attivo a Ferrara, dove è legato alla Società Promotrice di belle arti Benvenuto Tisi da Garofalo, partecipa a mostre su tutto il territorio nazionale ed europeo (Vienna, Monaco di Baviera, Berlino, Anversa, San Pietroburgo; nel 1897 avviene l'esordio alla Biennale di Venezia, dove l'emergenza delle nuove correnti pittoriche lo relega alla definizione ormai superata di passatista: la sua opera Chioggiotti in porto non viene accettata a quattro edizioni della stessa Biennale.
Nei primi anni del 1900 si trasferisce in Brianza, dove frequenta i colleghi Leonardo Bazzaro, Cesare Tallone ed Emilio Gola e tiene corsi di pittura; in questo periodo prosegue nella sua attività pittorica, focalizzandosi sulla rappresentazione di ritratti femminili, dove traspare la viva sensualità e maliziosità delle protagoniste, mentre al contempo cerca di rinnovarsi con nuove opere rivolte a istanze simboliste e divisioniste.
Colpito nel 1910 da una grave malattia al petto, è costretto a frequenti ricoveri: nel 1912 si trasferisce in una casa-studio situata al Lido di Venezia e appositamente progettata dall'amico ingegner Sicher, dove prosegue l'attività di maestro di pittura. Muore in povertà nel 1916 all'Ospedale Civile di Venezia.