Domenico di Bartolo
Domenico di Bartolo (Asciano, 1400/1404 – Siena, 1444/1447) è stato un pittore italiano della scuola senese.
Nacque ad Asciano intorno al 1400 e, secondo il Vasari, era un nipote di Taddeo di Bartolo, notizia oggi screditata. Assai precocemente si trasferì a Siena. Una prima testimonianza scritta lo indica al lavoro come apprendista, nel 1420, presso l’Opera del Duomo di Siena e nel 1428 risulta iscritto come pittore indipendente nel “breve dell’arte” di Siena. Altre notizie sui suoi primi anni di vita artistica non ve ne sono. Sono stati ipotizzati, da vari esperti, periodi di formazione presso l’ambiente internazionale romano, gli ambienti fiorentini, il pittore Martino di Bartolomeo ed altri ancora.
La prima opera a lui attribuita, datata intorno al 1430, è la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, di committenza probabilmente privata ed oggi conservata presso la Kress Collection della National Gallery of Art di Washington. Qui sono ravvisabili numerosi influssi del nascente rinascimento fiorentino, come l’impostazione monumentale delle figure e degli spazi, la solidità dell’involucro mariano, ispirato alla Madonna della Sant’Anna Metterza del Masaccio, lo scorcio delle aureole e la fonte di luce unica su sfondo dorato, di nuovo ispirate al maestro fiorentino, nonché le aureole stellate derivate da Paolo Uccello. Anche la nicchia con la semi-cupola a conchiglia e i putti reggi-ghiralanda sono ispirati a Donatello.
La prima opera certa del catalogo dell’artista è la Madonna dell’Umiltà, commissionatagli dall'entourage dell'allora vivente san Bernardino da Siena ed oggi esposta alla Pinacoteca Nazionale di Siena. L’opera, firmata “Dominicus” e datata 1433, imposta le figure su tre registri in profondità (quattro se si include il cartiglio ai piedi della Vergine) ed ha una solidità monumentale delle figure e sguardi melanconici e composti al tempo stesso che rimandano di nuovo alla pittura fiorentina.
Domenico di Bartolo fu il più aggiornato anticipatore delle conquiste formali del Rinascimento in terra senese, ricettore delle novità prima ancora di molti fiorentini, applicando ad esempio la prospettiva lineare centrica già dagli anni trenta del Quattrocento fino ai primi affreschi del Pellegrinaio del 1440-41. La sua ultima fase invece segnò un indulgere su motivi arcaizzanti gotici.
Con questa regressione in senso goticheggiante, lo stile rinascimentale fiorentino di Domenico di Bartolo rimase quindi incompiuto e non poté esprimersi nella sua pienezza, ma questa scelta fu consapevole, dettata dall'ambiente culturale della città in cui viveva più che da una scelta personale. Fino a che poté dipingere per una committenza privata, il pittore diede libero sfogo a tutti i nuovi aggiornamenti in senso rinascimentale, ma appena la sua reputazione gli permise di avere importanti commissioni dalle grandi istituzioni della città, ospedale e comune, il pittore dovette approntare la traduzione dei testi pittorici fiorentini ad uso dei committenti e fruitori della sua città.