La struttura risalente al secolo XVI, manufatto dotato di volta a sesto acuto che mette in comunicazione la parte bassa con quella alta del borgo, costruita con pietre e legno, documenta la vita in un ambiente carcerario nei secoli passati fino alla metà del sec. XX. L'edificio ospita la mostra permanente su Magia e Stregoneria in Sardegna tra il XV e il XVII secolo.
I materiali esposti riguardano gli oggetti impiegati nella produzione di rituali magici sia malefici che a sfondo divinatorio o curativo, nonché gli oggetti con funzione e potere apotropaico. Seguono gli strumenti della repressione inquisitoriale e carceraria in generale: strumenti per la tortura del fuoco, il cavalletto, il potro, la garrucha, la frusta, nonché strumenti di immobilizzazione: catene munite di collare, il ceppo e la gogna. In ultimo sono esposti gli strumenti di coercizione psicologica, quali il sanbenito, una veste penitenziale che veniva fatta indossare a eretici o streghe, assoggettandoli al ludibrio della comunità. Di forte impatto emotivo gli ambienti: “la camera del tormento”, le anguste celle femminili e infine l'orrida cella sotterranea degli uomini, munita di catena e con accesso dal corpo di guardia attraverso dalla botola.