Unica tra le antiche rimaste in Sicilia, costruita nell’ultimo decennio del sec. XIX, costruzione compatta in muratura, che occupa una superficie di circa metri 4x3.
L’impianto fonderia appare di forma troncoconica su base quasi ellittica, essendo costituita dalla “cammara du focu” (camera di combustione), con base a forma di mezzo cerchio e volta leggermente schiacciata, e dal contiguo “furnu” (camera di fusione), di forma semisferica, anch’essa a volta schiacciata, ricavato su un piano leggermente più basso. I due ambienti, separati da una parete di mattoni di poco spessore, comunicano per mezzo di un orifizio triangolare di base 60 centimetri. La camera di fusione ha altri tre orifizi di opportuna grandezza: attraverso il primo, alto sul pavimento, si immettevano rame, stagno e rottami di bronzo; dalla parte opposta e poco più in alto, vi è lo sfiatatoio; infine, opposto allo sfiatatoio vi è il colatoio che portava il metallo fuso in una cavità, il “bacile” di argilla, terracotta o pietra, esterno alla costruzione: il metallo fuso passando attraverso colatoio e “bacile”, dove si completava l’amalgama e era possibile, al passaggio, l’eliminazione di eventuali scorie, scendeva e si depositava nelle forme, interrate in una fossa.
La costruzione è in mattoni di argilla cotti in fornace, solidamente murati con argilla rossa, preparata accuratamente e priva di scorie. Le forme delle campane venivano interrate completamente ed erano situate con la circonferenza-base in basso e ricevevano il metallo fuso attraverso i vuoti costituenti la “manichera” (corona) di ciascuna campana.
Attorno al forno, struttura principale dell’arte campanaria, sistemati o sparsi per l’ambiente fonderia, tutti gli attrezzi e gli oggetti necessari alla preparazione e alla rifinitura dei manufatti fusi. Nel giardino antistante si può ammirare una campana fusa nel 1676 mentre altre campane d'epoca precedente (1498) e successiva, si possono osservare nel Museo Etno-antropologico.