Il Museo della Civiltà Contadina di Mairano è nato negli anni Settanta: un maestro elementare di Mairano, Dino Gregorio, cominciò allora a raccogliere con i suoi ragazzi le testimonianze: parole in dialetto che ormai pochi pronunciano ancora, storie e proverbi che solo i più anziani ricordano, ma soprattutto quelle cose che nessuno usa più e rischiano di essere eliminate: strumenti del lavoro contadino e artigianale e suppellettili di uso comune nelle case dei contadini.
Al piano terra dell’edificio, dopo lo spazio d’ingresso nel quale sono illustrate la storia e la missione del Museo, si sono ricostruiti i due ambienti che formavano l’abitazione dei contadini: la cucina e la camera. In questa, la culla accostata al letto matrimoniale ricorda il tempo in cui le famiglie erano molto numerose e genitori e figli dormivano in una stessa stanza, nella quale la mònega e gli scaldini riuscivano ad attenuare il freddo nella brutta stagione.
Le diverse sale in cui si articola l’esposizione sono dedicate alla coltivazione dei campi e all’allevamento, in primo luogo, e agli altri lavori che i contadini svolgevano: l’allevamento del maiale e la conservazione delle sue carni, la lavorazione del latte con la produzione di burro e fromaggi, la coltivazione della vite e la vinificazione, il trattamento delle fibre tessili e, in particolare, la bachicoltura.