È una tappa obbligatoria per chi vuole conoscere l’antica civiltà di Golasecca. Già, perché il museo di Sesto Calende ospita una delle raccolte più complete di questa singolare popolazione che dall’età del ferro si insediò in quel territorio oggi definito nei confini della Lombardia occidentale e del Piemonte orientale.
Tra il materiale esposto non solo si possono osservare le urne cinerarie, ma anche l’intero corredo consegnato alla tomba. Oltre all’abbondante vasellame in ceramica, le raccolte comprendono una varietà di manufatti sorprendente tra cui ornamenti in metallo, ma anche in corallo, ambra e altri materiali pregiati. Punto scenografico del museo e straordinario esempio di sepoltura di alto rango è offerto dalla tomba del Tripode (fine VI a.C.) che raccoglieva le ceneri di una donna e un ricco corredo composto da diversi ornamenti. Sicuramente un reperto molto importante della collezione è il collo del bicchiere che porta due iscrizioni, testimonianze rare di un alfabeto italico derivante da quello etrusco e definito “alfabeto di Lugano”.
La collezione di Sesto è completata da altri pezzi archeologici che, nella loro totalità constano di circa 800 reperti, testimonianti l’antichità del luogo dal terzo millennio a.C. fino al Medioevo. Di un Medioevo fiorente a Sesto abbiamo due plutei antichi, recuperati all’interno dell’Abazia di San Donato. Un pezzo curioso è anche il cosiddetto “bastone animato” della collezione Bellini e che consiste in un’asta con anima in ferro, utilizzata per sondare il terreno alla ricerca di reperti archeologici.