Il Museo archeologico di Monteriggioni è ospitato nel monastero di Abbadia a Isola, un complesso straordinario fondato nel 1001 da Ava dei Lambardi di Staggia.
La visita inizia appena varcato il piccolo arco di età moderna aperto sulle mura: la facciata della chiesa dei Santi Salvatore e Cirino, segnata dal passaggio del tempo e dai diversi stili, spinge ad entrare: l’oscurità dell’impianto romanico con aula divisa in tre navate è squarciata dall’oro della pala d’altare dipinta nel 1476 da Sano di Pietro posta nel presbiterio, accessibile da una scala, sotto al quale si apre la cripta. Al centro dell’abside della navata destra si trova l’urna di San Cirino, opera in marmo di età romana riutilizzata nel 1198 per accogliere le reliquie del Santo martire. Questo è il primo collegamento tra il complesso abbaziale e il museo, tra il Medioevo e l’Antichità, un percorso à rebours che accompagna il visitatore fino alle prime forme di occupazione dell’area.
Il museo inizia dalla Tinaia dove, attraverso reperti trovati nel Castello di Staggia e nel sepolcreto del chiostro del monastero (visibile grazie ad una installazione in vetro), si racconta la storia dell’Abbazia, attraverso le vicende dei Lambardi, dei Soarzi e dei Franzesi: proprio una delle nobildonne Franzesi, ritrovata sepolta in una tomba nel chiostro, è stata ricostruita con la veste e gli ornamenti seguendo in maniera filologica gli elementi ritrovati nello scavo, che sono esposti in vetrina. Al primo piano del complesso, nella Sala Sigerico, è raccontata la storia del popolamento della Piana del Casone e del Montemaggio, dall’età romana fino alla Preistoria: tra i numerosi complessi sepolcrali, ampio risalto è dato, anche grazie all’allestimento di un’ampia vetrina con una ricostruzione di grandi dimensioni, al complesso dei Calisna Śepu, trovato intatto nel 1893 e disperso fin dal 1902 tra diversi musei europei.