E' indubbiamente la grotta più nota e "celebrata" del Parco della Vena del Gesso Romagnola soprattutto per la presenza di testimonianze archeologiche che attestano una frequentazione dell'uomo protratta per diversi millenni. I lavori di estrazione del minerale hanno notevolmente alterato questa risorgente. La grotta è raggiungibile per uno stretto, ed in alcuni punti ripido sentiero panoramico, che si inerpica sul fianco della parete gessosa, ed è collegato alla viabilità interna del cantiere minerario. Durante la salita, poco prima di giungere all'ingresso della grotta, si nota l'imbocco di una galleria di cava, tra le tante scavate negli anni 60 e 70. All'interno di Monte Tondo esiste infatti un reticolo di gallerie artificiali lungo oltre 20 chilometri.
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