La casa del Salone Nero è considerata una delle più lussuose di Ercolano: al suo interno sono state ritrovate venti tavolette cerate, appartenenti a L. Venidius Ennychus, nelle quali erano riportate notizie come la sua eleggibilità ad augustale, la nascita di sua figlia e l'acquisto di una schiava; da questo ritrovamento si suppone che Ennychus potesse essere o il proprietario o un liberto che si occupava della casa. Così come il resto della città, la dimora venne seppellita sotto una colte di fango durante l'eruzione del 79: le prime indagini iniziarono per volere dei Borbone nel XVIII secolo tramite cunicoli, mentre le esplorazioni a cielo aperto si ebbero nella prima metà del XX secolo, in particolare nel periodo compreso tra il 1933 e il 1948, anche se caratterizzate da lunghi periodi di stasi. Altre campagne di scavo si ebbero tra maggio e luglio del 1961 e negli anni settanta quando un gruppo di archeologi canadesi studiò la zona del peristilio.
La casa del Salone Nero ha una superficie di trecentonovantacinque metri quadrati ed è realizzata interamente in opus reticolatum, con l'aggiunta in alcune parti di opus incertum, mentre la pavimentazione è in cocciopesto nella zona dell'atrio, talvolta con l'inserimento di tessere di mosaico bianco e pezzi di marmo a forma geometrica, ed a mosaico nel peristilio e negli ambienti circostanti. L'ingresso alla casa avviene direttamente dal decumano maggiore e si presenta con una cornice in tufo, una soglia in calcare bianco e resti di legno carbonizzato dell'architrave e degli stipiti della porta; le fauci conservano alle pareti affreschi in secondo stile.
Si consiglia di verificare la corrispondenza degli orari di apertura contattando direttamente la struttura.