Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell'antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Pompei, Stabiae ed Oplonti.
Ritrovata casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738 per protrarsi fino al 1765; riprese nel 1823, si interruppero nuovamente nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927: la maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del museo archeologico virtuale che mostra la città prima dell'eruzione del Vesuvio.
Il sito di Ercolano, gestito dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, viene visitato mediamente da trecentomila turisti ogni anno: nel 1997, insieme alla rovine di Pompei ed Oplonti, è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Secondo Dionigi di Alicarnasso, Ercolano fu fondata da Eracle di ritorno dall'Iberia, mentre secondo una versione molto più accreditata, riportata da Strabone, fu fondata dagli Osci su un promontorio tra due torrenti, ai piedi del Vesuvio, affacciata sul mar Tirreno. Fu quindi conquistata dagli Etruschi, dai Pelasgi, dai Sanniti per poi passare nell'alleanza romana, trasformandosi in un piccolo borgo fortificato anche se con mura di modeste dimensioni. Durante le guerre sociali, Ercolano, così come le altre città della zona, si ribellò a Roma e venne quindi conquistata da Titius Didius, un legato di Lucio Cornelio Silla, nel 89 a.C., ottenendo nel 30 a.C. lo stato di municipio. Fu da questo periodo che si trasformò principalmente in un centro di villeggiatura, risentendo sempre maggiormente dell'influsso della vicina Neapolis, della quale può essere considerata un suburbio.
Domus di Ercolano
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