La casa fu costruita in epoca giulio-claudia e completamente restaurata a seguito dei danni subiti dal terremoto di Pompei del 62: vennero infatti sistemate le pitture e il piano superiore diviso in diversi appartamenti dati poi in affitto. Sepolta sotto una coltre di fango per via delle colate piroclastiche verificatesi a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79, fu prima esplorata tramite cunicoli nel XVIII secolo sotto la dinastia borbonica e poi riportata alla luce nel 1938 da Amedeo Maiuri.
La casa ha un'estensione di circa seicento metri quadrati, è completamente realizzata in opus reticolatum in tufo giallo, eccetto le pareti del piano superiore in opus craticium e l'ingresso principale è posto lungo il decumano massimo. Superate le fauci d'ingresso, pavimentate a mosaico, si giunge all'atrio: questo presenta un'altezza inferiore, circa cinque metri e cinquanta, rispetto agli stessi ambienti delle altre case di Ercolano, un impluvium centrale in marmo, pavimento a mosaico ed affreschi in quarto stile, caratterizzati da una zona mediana in rosso arricchita con disegni di elementi architettonici ed animali e fregio in bianco, anch'esso con la presenza di elementi architettonici. Intorno all'atrio si aprono quattro cubicoli, uno dei quali contraddistinto da una sorta di cancello in legno, di cui si è conservata una parte originale, con porte a soffietto, posto sotto l'architrave a cassettoni e che aveva la funzione di proteggere le immagini degli antenati, tra l'altro non ritrovate, l'ingresso ad una bottega, che affaccia anche direttamente sulla strada, un triclinio ed un tablino: quest'ultimo è preceduto da due alae, è pavimentato a mosaico bianco con cornice nera e zona centrale in opus sectile, contornata da un mosaico in bianco e nero che riproduce elementi geometrici, ed alle pareti affreschi in quarto stile con pannelli rossi, arricchiti da amorini e con al centro quadretti di scene mitologiche, tra cui si conservano quelli di Pasifae e Dedalo e Marte e Venere; queste pitture furono restaurate a seguito del terremoto del 62 con l'aggiunta di ocra gialla, la quale, a contatto con le nubi bollenti sprigionatesi durante l'eruzione, ha assunto una colorazione rossastra.
Si consiglia di verificare la corrispondenza degli orari di apertura contattando direttamente la struttura.