L'ingresso principale della casa d'Argo è posto sul cardo II, ancora da scavare, e quindi l'accesso è consentito lungo il cardo III dove si trova un ingresso secondario o da un varco aperto durante le indagini borboniche, ricavato dall'abbattimento di un muro dalla vicina casa di Aristide: deve il suo nome ad un affresco del peristilio, andato perduto, che raffigurava Argo nell'atto di guardare la ninfa Io. L'abitazione è caratterizzata da un peristilio, porticato su tre lati con colonne stuccate, lungo il quale si aprono diverse stanze tra cui il triclinio e diversi ambienti residenziali; una piccola porta conduce ad un secondo peristilio, più piccolo, le cui colonne si intravedono attraverso i cunicoli scavati in epoca borbonica.
Fino al 1875, quando i lavori di scavo a cielo aperto vennero abbandonati, era anche possibile osservare il piano superiore, andato poi distrutto, eccetto un vano che si alza sull'esedra, che affacciava direttamente sul grande peristilio e sul cardo III e nei cui ambienti, utilizzati come deposito, vennero ritrovati farina, pani in attesa di essere infornati e vasi in terracotta colmi di mandorle, legumi, olive, farro e frutta. Le uniche decorazioni superstiti sono alcune in gesso nei pressi dell'ingresso secondario e pannelli affrescati in quarto stile nell'esedra: questi sono caratterizzati da un fondo rosso, con cornice con elementi geometrici ed architettonici ed al centro una raffigurazione a tema mitologico.
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