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Giuseppe Jappelli

Giuseppe Jappelli


Giuseppe Jappelli (Venezia, 14 maggio 1783 – Venezia, 8 maggio 1852) è stato un ingegnere, architetto e paesaggista italiano. Fu tra i massimi esponenti dello stile neoclassico nel Veneto e fu particolarmente noto come progettista di giardini romantici e massonici .

La sua formazione artistica fu forse iniziativa del cugino Luigi Jappelli, pittore e decoratore attivo nel Veneto e poi in Spagna. Nel 1798, morto il padre e seguito dallo zio Filippo, un potente ecclesiastico, si iscrisse all'Accademia Clementina (oggi Accademia di Belle Arti) di Bologna dove attese ai corsi di architettura e figura, dimostrando notevoli capacità nel campo della scenografia. Tornato a Venezia, frequentò poi a Padova il cartografo Giovanni Valle e dal 1803contribuendo alla famosa pianta di Padova del Valle, divenuto perito agrimensore, si occupò della realizzazione di alcuni lavori di regolazione delle acque del Piave insieme all'esperto idraulico e tecnico delle fortificazioni Paolo Artico.

Dopo la sconfitta di Napoleone e la caduta del Regno Italico, Jappelli persa temporaneamente la cittadinanza fu costretto a fermarsi in Lombardia dove si dedicò alla ristrutturazione all'inglese del giardino di Villa Sommi Picenardi nei pressi di Cremona i cui proprietarii erano confratelli. Sull'originalità di questo lavoro si fonda la sua reputazione di architetto paesaggista.

Nel 1815 rientrò a Padova, dove progettò una sontuosa scenografia a Palazzo della Ragione in occasione della visita in città dell'imperatore Francesco I° d'Austria30 dicembre 1815. Successivamente progettò e realizzò importanti trasformazioni di parchi e giardini nei dintorni di Padova. La prima grande occasione si presentò con la progettazione iniziata nel 1816 del grande parco di Saonara commissionatagli da Antonio Cittadella Vigodarzere.

La sfida di Jappelli, aderente alla Massoneria fin dal 1806 e convinto sostenitore degli ideali illuministi, era quella di progettare non degli interventi isolati, ma piuttosto di integrarli in una dimensione tendente a riprogettare lo spazio urbano come un unico insieme di attività, di abitazioni e di servizi, ma l'inerzia dell'apparato burocratico, in cui si arroccava il ceto dirigente della decaduta Serenissima Repubblica e il conservatorismo del mondo politico austriaco , ostile ad ogni forma di rinnovamento e fondamentalmente disinteressato ad un locale sviluppo, fecero sì che tutti i progetti, tranne quello del macello comunale, rimanessero sulla carta.