Il forte fu costruito tra la fine del 1911 e il 1914 sotto la direzione del maggiore del genio Antonio Dal Fabbro. L'opera faceva parte dello Sbarramento Brenta-Cismon ed aveva il compito di sbarrare l'accesso alla Valsugana orientale in caso di attacco nemico. Tuttavia, data la distanza dal fronte, come il forte Cima Lan e il forte Leone all'inizio del conflitto fu in parte disarmato.
Nel maggio 1916 durante l'offensiva di primavera fu parzialmente riarmato con delle batterie posizionati all'esterno dell'opera. Il 2 giugno 1916 le batterie del Forte, due cupole erano ancora armate, aprirono il fuoco contro le truppe imperiali, il 27º Reggimento fanteria e il 2º Reggimento della Bosnia-Erzegovina, che attaccarono le Melette. I tiri troppo corti, come scrisse anche il testimone oculare Emilio Lussu nel suo libro di memorie Un anno sull'Altipiano, colpirono però le proprie linee.
Il forte venne danneggiato pochi giorni dopo, l'8 giugno 1916, alle ore 12.20, quando venne centrato da alcuni colpi da 305 mm. Uno dei quali colpì di lato il blocco batterie senza esplodere. Con la fine dell'offensiva e il ritiro delle truppe austro-ungariche su posizioni più arretrate il forte si trovò di nuovo distante dal fronte.
Il 13 novembre del 1917 durante la seconda battaglia delle Melette, scatenatasi in seguito ai fatti relativi allo sfondamento dell'Isonzo, fu occupato dal III Battaglione del 81º Reggimento fanteria austro-ungarico senza trovare alcuna resistenza in quanto gli italiani lo avevano abbandonato poche ore prima. Rimase in mano degli imperiali che lo utilizzarono come deposito munizioni e materiali fino alla fine della guerra.
Nel dopoguerra il forte fu radiato dal demanio militare e venduto a privati. Negli anni '90 fu acquistato dal Comune di Enego che lo fece restaurare.
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