L’area archeologica di Vallebuona è un ampio spazio sulle pendici settentrionali di Volterra, poco oltre le mura che racchiudevano la città medievale. Quest’area non era occupata in epoca etrusca, ma vi erano solo opere di contenimento del terreno, che era fortemente scosceso. La zona fu però coinvolta in epoca romana da un’intensa attività urbanistica, con la costruzione di un grande complesso monumentale composto da un teatro e da un impianto termale, costruiti in epoche diverse, di cui oggi è possibile visitare i resti.
Il teatro si data alla fine del I secolo a.C. e il 13 d. C. e la sua costruzione venne finanziata dalla ricca famiglia volterrana dei Caecina, in particolare i consoli Gaio Cecina Largo e Aulo Cecina Severo, come ricordato dall'epigrafe dedicatoria del teatro stesso, conservata nel Museo etrusco Guarnacci.
Il teatro era parzialmente scavato nel pendio naturale di un'elevazione, in analogia ai teatri greci. Infatti, questa parte della città non era occupata da costruzioni in epoca etrusca poiché vi si trovavano solamente opere di contenimento del pendio, fortemente scosceso, tanto che dei terrazzamenti furono già eseguiti intorno al II secolo a. C.: questo lo faceva un luogo adatto per la costruzione di un teatro.
Durante gli scavi sono stati rinvenuti vari sedili, realizzati in calcare locale (tufo di Pignano), con ancora incisi i vari nomi dei rappresentanti delle famiglie più influenti della Volterra romana quali i Caecinae, i Persii e i Laelii; si sono conservate solo in parte alcune delle scalinate disposte a raggiera e realizzate con la pietra di Montecatini Val di Cecina.
La frontescena era lunga 35,98 metri (122 piedi romani) ed era costituita da due piani collonati per un'altezza superiore ai 16 metri.
La capienza del teatro doveva aggirarsi sui 3500 spettatori viste le sue dimensioni (diametro di 60 metri per 24 gradini), paragonabile ad altri teatri, simili per dimensioni (Trieste, Djemila, Dougga).
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