La sua costruzione è attribuita all’architetto Vincenzo Scamozzi. I lavori iniziarono alla fine del XVI secolo, recuperando una vecchia dimora ferrarese del XV secolo.
Caratteristica principale della facciata è il finto pronao aggettato con quattro colonne ioniche e il timpano triangolare della originaria costruzione, sormontato poi da uno circolare realizzato a seguito della trasformazione della villa da classica a barocca.
Il visitatore accede poi al piano nobile salendo un’ampia scalinata delimitata da colonne doriche. Tutto ciò è realizzato con pietra tenera di Vicenza ossia con una pietra che esalta la bellezza della facciata stessa.
La posizione strategica della Villa permetteva ai Morosini di raggiungere agevolmente il Po e di risalire fino a Venezia, ma anche di sfruttare il corso d’acqua più importante d’Italia per i propri commerci o per farsi raggiungere dagli ospiti.
Il parco che circonda la Villa è delimitato da una mura di cinta con 2 torrette di osservazione e, ieri come oggi, era un luogo di svago e di scambio, un posto in cui Morosini organizzavano feste, spettacoli e incontri.
All’interno, conserva ancora gli affreschi, stucchi e marmi di pregio, voluti dal Francesco Morosini (detto il Peloponnesiaco) e recuperati nel lungo restauro. La parte affrescata è attribuita a Louis Dorigny mentre i marmorini aggettati sono attribuiti a Filippo Parodi. Questi artisti hanno lavorato per l’altro palazzo del Morosini (Cà Zenobio, oggi Palazzo degli Armeni ai Carmini a Venezia) oltre che per altre chiese e Palazzi nel Veneto. Entrambi erano collaboratori dell’Arch. Antonio Gaspari, proto di Francesco Morosini al suo rientro da Candia, al quale è attribuita la trasformazione della villa da classica a barocca.
Villa Morosini ospita oggi la famosa collezione Carrain che, dopo il ristorante all’Angelo, dove si era formata dal 1946 in poi, trova qui la nuova dimora. La collezione comprende le opere degli artisti veneziani più noti come Vedova, Santomaso, Pizzinato, Birolli, insieme ai romani Guttuso, Corpora, Turcato, Perilli e Consagra: questi artisti parteciparono alla biennale del 1948, la prima dopo l’interruzione della seconda guerra mondiale.
Si consiglia di verificare la corrispondenza degli orari di apertura contattando direttamente la struttura.