Il Sacro Monte di Arona, dedicato a San Carlo, deve considerarsi parte di quel sistema di Sacri Monti prealpini che caratterizzò, particolarmente nel XVI e XVII secolo, il grande afflato di religiosità popolare che si espresse tra Piemonte e Lombardia. L'iniziativa di costruire un Sacro Monte dedicato a San Carlo Borromeo su un'altura posta alle spalle della città di Arona, ove il santo era nato nel 1538, fu promossa dal padre oblato Marco Aurelio Grattarola a ridosso della cerimonia di beatificazione del Santo (1610).
Solo poche delle cappelle previste dal progetto del Ricchino furono edificate: oggi ne restano appena tre, eleganti nel loro stile classicheggiante, ma ormai prive dell'apparato decorativo di cui quasi nulla si conosce. Si sa comunque, a conferma delle ambizioni del progetto iniziale, che per la realizzazione delle statue in terracotta fu interpellato Melchiorre d'Enrico, fratello e collaboratore di Giovanni d'Enrico, grande protagonista dei lavori al Sacro Monte di Varallo. In effetti, intervennero ben presto difficoltà di attuazione del progetto dovute ad una molteplicità di fattori: la prematura scomparsa di Padre Grattarola (1615), poi le terribili difficoltà sociali ed economiche portate dalla peste "manzoniana" del 1629-31, poi ancora la morte del cardinal Borromeo (1631).
Oggi all'interno del santuario, sopra l'altare maggiore, troviamo una tela di Giulio Cesare Procaccini; dietro l'altare è stata collocata la ricostruzione della originale camera di San Carlo, ottenuta radunando gli arredi che si erano salvati dalla distruzione napoleonica della vicina Rocca Borromea, e alcuni cimeli del Santo tra cui ad esempio la sua maschera funebre, la sua portantina.
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