Il ponte di Castelvecchio, conosciuto anche come ponte scaligero, è un ponte di Verona sul fiume Adige facente parte della fortezza di Castelvecchio, ritenuto l'opera più audace e mirabile del Medioevo veronese.
Il nome di colui che realizzò il ponte non è conosciuto, ma un documento del 1495 (quindi postumo alla sua costruzione di oltre un secolo) sembra indicare come autore un certo Guglielmo Bevilacqua, protagonista, tra l'altro di una leggenda raccolta dal cronista Girolamo Dalla Corte nella sua Historia di Verona: Cangrande II della Scala donò al Bevilacqua una spada ritenuta di san Martino, che era stata conservata fino ad allora nell'omonima chiesa, che sarebbe stata compresa tra le mura di Castelvecchio.
Il ponte venne realizzato tra il 1354 ed il 1356 sotto la signoria di Cangrande II della Scala in modo da assicurare alla costruenda rocca di Castelvecchio una via di fuga verso il Tirolo nel caso vi fosse stata una sommossa da parte di una delle fazioni nemiche interne alla città. La robustezza del ponte gli consentì di passare indenne cinque secoli di storia fino a quando, nel 1802, i francesi, in seguito al trattato di Lunéville, mozzarono la torre sul lato campagna ed eliminarono le merlature, come già precedentemente fatto per le torri del castello per piazzarvi delle batterie di cannoni, usati nelle tristementi note pasque veronesi, ricostruite dagli austriaci nel 1820 su ordine dell'imperatore Francesco I d'Austria. Il ponte venne fatto saltare il 24 aprile 1945 dai tedeschi in ritirata, insieme a tutti gli altri ponti di Verona, compreso il romano ponte Pietra.
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