Il complesso prende il nome da un'antica villa con giardino degli Alberti, accanto o dentro alla quale nacque il monastero di monaci e monache dell'ordine di Santa Brigida. Fondato da Antonio Alberti nel 1390, fu spesso al centro di polemiche a causa della convivenza dei due sessi all'interno dello stesso edificio. Esso divenne, dal 1593, soltanto femminile e le monache furono poi trasferite a Sant'Ambrogio in Firenze a causa delle soppressioni lorenesi del 1776. Decaduto l'ordine, anche il monastero e la chiesa passarono in mano a privati. Attualmente rimane parte dell'antica chiesa, un piccolo chiostro ed una sala con resti d'affreschi raffiguranti Storie della Passione, attribuiti ad Ambrogio di Baldese e a Niccolò di Pietro Gerini (inizio Quattrocento).
La cappella, incorporata nel Convento, è abbellita da un ciclo di affreschi raffiguranti le Storie di Cristo entro cornici architettoniche a finti marmi e mosaici cosmateschi, secondo gli schemi della pittura giottesca. Il ciclo ha inizio dalla parete di destra entrando, con le scene della Trasfigurazione, la Lavanda dei piedi, il Bacio di Giuda, Cristo di fronte a Pilato e l'Andata al Calvario. Prosegue in controfacciata con tre particolari della Crocifissione (scena molto frammentaria e lacunosa e per volontà dell'artista momento catalizzatore dell'intero ciclo) e si conclude sulla parete di sinistra con l'Apparizione ai discepoli di Emmaus, l'Incredulità di San Tommaso, l'Ascensione, la Pentecoste ed il Giudizio Universale; a completare la decorazione della parete la scena raffigurante la Salita al Paradiso.
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