Le grotte di Stiffe rappresentano uno dei fenomeni carsici più conosciuti dell'Italia centrale. Il complesso venne utilizzato sin dall'età del bronzo anche se al suo interno sono stati rinvenuti resti archeologici risalenti a Neolitico ed Eneolitico. La presenza di un corso d'acqua sotterraneo che ha dato origine al complesso ha portato, nel 1907 e per iniziativa del marchese Alfonso Cappelli, alla realizzazione di una centrale idroelettrica di cui sono visibili ancora oggi alcuni resti nei pressi dell'ingresso alle cavità.
Le grotte hanno una lunghezza di oltre 1000 metri, non ancora del tutto esplorate e parzialmente aperte al pubblico. Costituiscono una risorgenza attiva, sono cioè state prodotte dalla presenza di un fiume sotterraneo che fuoriesce in superficie, caso pressoché unico in Italia. L'ambiente mantiene una temperatura di appena 10 °C, costante tutto l'anno.
Le cavità si sono modellate in tempi geologici dalle infiltrazioni, erosione e corrosione delle acque provenienti dalla parte superiore delle montagne soprastanti localizzati nell'altopiano delle Rocche e, più specificatamente, dal sistema di doline e inghiottitoi presente tra Terranera e Rocca di Cambio, ad una quota altimetrica di 1 253 metri s.l.m. Altre ipotesi stabiliscono la provenienza dell'acqua dal cosiddetto “Pozzo Caldaio”, un minuscolo lago situato in prossimità dell'abitato di Terranera e che sfocia in due inghiottitoi. Il percorso sotterraneo dei corsi d'acqua ha una lunghezza stimata di circa 3 chilometri, tra l'altopiano e la foce di Stiffe, e sviluppa un dislivello di oltre 600 metri. Nella pianura alle pendici del monte Sirente, tra Rocca di Mezzo e Rovere sono presenti altri inghiottitoi e doline che potrebbero confluire nel medesimo corso sotterraneo.
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