La fonte di Feronia è una fonte d'acqua di origine preromana che si trova a Narni. Era dedicata alla dea Feronia che, nella Narni dell'epoca, godeva di un culto e un rispetto tali da essere venerata, oltre che dagli umbri, anche tra gli etruschi, i volsci e i sabini. L'acqua della sorgente, oggi dichiarata non potabile e non controllata, era molto apprezzata dai nequinati (Nequinum era l'antico nome di Narni) per le sue caratteristiche di purezza e leggerezza. Caratteristiche che portavano gli antichi abitanti molto lontano dal centro della vita cittadina divenendo così meta di pellegrinaggi in onore della dea che, tra le altre virtù, rappresentava l'eterna primavera e la purezza delle acque. Il tempio originale, la statua di Feronia e il sacro bosco di elci ombrosi furono distrutti dai primi cristiani narnesi. Come conseguenza quel luogo, ritenuto sacro fino a poco tempo prima, venne chiamato "maccla mortua" (ovvero "macula morta", macchia morta).
La prima indicazione storica del sito si ha nel 1100, come si evince dallo scritto Liber gemniagraphus sive cleronomialis Ecclesiae Farfensis, meglio noto con il nome di Regestum Farfense scritto da Gregorio di Catino nel 1128, dove viene riportato il volere di un nobile narnese, Beraldo di Rolando, che donò tutti i suoi beni all'Abbazia di Farfa fatta eccezione per la "maccla mortua quae vocatur Ferone" ("la macchia morta che si chiama Feronia").
Negli statuti di Narni si trovano diverse citazioni che fanno riferimento a porta Feronia e alla fonte Feronia. Nel capitolo 143 del libro 111 si può leggere "si ingiunge che nessuna offesa sia fatta alle donne che vanno ad attingere acqua alla sorgente di Feronia, sia all'andata che al ritorno."
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