La chiesa di San Rufo, o di San Ruffo, è un edificio di culto di Rieti. Di origini altomedievali, il suo attuale aspetto barocco si deve a un rifacimento del 1748. Si trova nella piazza dove la tradizione individua il "centro d'Italia".
Gli originali arredi lignei comprendono quattro coretti in stile rococò, i confessionali e una grande cantoria in controfacciata, opera di intagliatori anonimi. Su quest'ultima trova luogo l'organo a canne, risalente al XVIII secolo e attribuito a Giovanni II Fedeli. A trasmissione integralmente meccanica, dispone di 9 registri, con materiale fonico integralmente alloggiato entro la cassa lignea riccamente scolpita; la sua consolle, a finestra, ha un'unica tastiera e pedaliera a leggio, con i comandi dei registri costituiti da tiranti a pomello.
L'opera di maggior prestigio della chiesa è il dipinto L'angelo custode (che si trova nel primo altare a sinistra), considerata la tela più importante che si conservi in tutta la città di Rieti. Il quadro risale al periodo 1610-1618, mentre la sua attribuzione è dibattuta: a lungo considerato opera del Caravaggio, è oggi attribuito al suo allievo Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino.
Le pareti della sagrestia sono state dipinte a fine Ottocento da Antonino Calcagnadoro con motivi decorativi a mosaico, sul genere del trompe l'oeil.
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