Citata per la prima volta in un documento del 1299. Rifatta una prima volta nel XV secolo, fu ricostruita a partire dal 1680 su disegno di Zaccaria Pellini.
La facciata della chiesa è a salienti; la parte centrale presenta il portale maggiore, una finestra semicircolare e due semicolonne corinzie sorreggenti la trabeazione e il timpano di forma triangolare caratterizzato da quattro pinnacoli e coronato da una croce di ferro, mentre quelle laterali due portali minori sopra i quali si aprono altrettante finestrelle circolari.
Opere di pregio conservate all'interno della chiesa, che è a tre navate, sono la tela ritraente la Madonna col Bambino e santi, dipinta da Elisabetta Sirani, una pala d'altare eseguita da Francesco Stringa, una Pietà bronzea, realizzata da Ivo Soli, e il Martirio dei Santi Nazario e Celso, opera di Adeodato e Narciso Malatesta.
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