Gli ambienti romani furono riportati alla luce alla fine dell''800 dall'allora rettore della basilica, Padre Germano di S. Stanislao, scavando oltre la piccola cella che costituiva il martyrium (il luogo della deposizione e delle reliquie) dei martiri titolari della basilica.
Vennero così riscoperti, e lentamente scavati, oltre 20 ambienti, di cui 13 affrescati. Si riconosce ora, nel costruito, la stratificazione di diversi tempi ed usi. Originariamente l'immobile era costituito da due insulae abbastanza popolari, la prima datata al 111, con un balneum al pianterreno, e abitazioni al piano superiore, l'altra del secolo successivo, con botteghe al piano terreno, le cui tracce restano negli archi oggi tamponati che segnano il fianco della basilica lungo il Clivo di Scauro, e abitazioni ai piani superiori, di cui restano tracce di due piani di finestre.
I due edifici e le loro pertinenze (in particolare il cortile trasformato in ninfeo) furono riuniti nel III secolo in un'unica proprietà, che fu questa volta una vera e propria domus, con ambienti lussuosamente affrescati.
Successivamente (nel IV secolo) giunse in proprietà della famiglia del senatore Byzas, che vi istituì un titulus cristiano (Titulus Byzanti), poi attribuito al figlio Pammachio (Titulus Pammachii).
Nei secoli successivi, con la fondazione nel V secolo della basilica superiore, gli ambienti romani vennero in gran parte obliterati, in parte interrati e in parte utilizzati per le strutture di fondazione degli ambienti basilicali, fino al recupero novecentesco.
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