L'ingresso, a cui si accede salendo una scala in pietra, è corredato di un affresco raffigurante un personaggio irsuto e vestito di pelli, brandente un nodoso randello, che può essere accostato alla tradizione dell'homo selvadego, tipica delle comunità retico-alpine.
La visita alla Casa di Arlecchino, partendo dalle testimonianze architettoniche e decorative che contrassegnano l'edificio, si alterna tra l'ostentazione nobiliare dei Grataroli, rappresentata dalla giostra equestre dei cavalieri ritratti nella quattrocentesca "camera picta", e la sfida all'uomo selvatico, che, a guardia dell'ingresso, minaccia di escludere chi non gli riconoscerà l'autorità ed il prestigio che lo consacravano artefice dei rituali alpini legati al mito della sopravvivenza.