La sua struttura è il risultato dell'unione di due strutture differenti, risalenti al III e II secolo a.C.
Molti degli elementi decorativi della domus sono andati perduti a seguito del terremoto del 62 d.C. Diverse iscrizioni testimoniano che la domus sia appartenuta alla gens Poppeae, una famiglia molto importante a Pompei che si pensa fosse imparentata con l'imperatore Nerone tramite Poppea. La domus è stata ritrovata a seguito degli scavi iniziati secondo il volere di Carlo III di Borbone. A dare il nome alla domus è stata una decorazione ritrovata in un cubicolo: all'interno dell'intonaco vi erano dei dischetti in vetro in cui erano stati inserite delle lamine in oro con incisi degli amorini. Si tratta di una delle abitazioni più eleganti collegabili all'Età Imperiale.
L'ingresso si apre con due stanze, le quali erano destinate ad accogliere la servitù: un atrio illuminato dalla luce esterna e un tablino caratterizzato da un mosaico e delle pitture alle pareti, che hanno come tema centrale l'incontro tra Paride ed Elena.
Un'altra stanza importante per le sue decorazioni è il salone: anche in questa stanza il pavimento è decorato da mosaici e da affreschi lungo le pareti; tra i personaggi spiccano Achille, Patroclo e Briseide; questa stanza offre un'ottima vista del giardino, riccamente decorato con statue di piccole dimensioni, maschere teatrali, riproduzioni animali e colonne tra cui erano posizionati dei medaglioni così che gli ospitanti fossero protetti dalla cattiva sorte.
All'interno della domus è possibile trovare anche ambienti destinati al culto: un'edicola e un sacello. La prima è dedicata al culto domestico tradizionale, il secondo è destinato al culto di divinità egizie ritratte anche in diversi dipinti: Anubi, dio della mummificazione e dei cimiteri, Arpocrate, dio bambino figlio di Iside, la stessa Iside, dea della maternità ed infine Serapide, dio guaritore. Ultimo ambiente degno di nota è una stanza con decorazione gialla a tinta unita, con molte probabilità dedicata esclusivamente alla figura femminile; si può giungere a questa stanza attraverso un corridoio che funge da museo in cui spicca una statua di Venere.