La batteria si trova leggermente più in quota rispetto al passo del Cimirlo, presso la base del monte Celva, a 8 chilometri da Trento a 805 metri di altezza, e rientra a far parte della Fortezza di Trento. Assieme alla poco sottostante e collegata batteria Cimirlo e assieme alle di fronte Complesso fortificato di Civezzano, avevano il compito di sbarrare la via al nemico proveniente dalla Valsugana, in particolare nei pressi della chiusa denominata di Cantanghel.
I lavori per la sua realizzazione durarono dal 1879 al 1881; nel 1904 venne ammodernato. Le sue pareti furono costruite utilizzando pietrame calcareo squadrato reperito in zona, diversamente dai forti di Lavarone e Folgaria. Ha una struttura a ferro di cavallo, e presenta un muro a est che lo stacca dalla collina. Altre ad una cisterna interna per la riserva d'acqua e magazzini per i viveri, il forte aveva dei fari a acetilene per l'illuminazione notturna per il suo settore di tiro ed il suo perimetro difensivo.
Nel marzo 1913 vi erano a presidio della batteria un comandante, 6 Landesschützen, 16 artiglieri da fortezza, 6 di riserva, 4 genieri, per un totale di 32 soldati. Fin da prima dello scoppio del conflitto la batteria era ritenuto già obsoleto dagli austro-ungarici; fu quindi deciso di disarmarlo e spostare i suoi armamenti in apposite caverne, sulla pendice settentrionale del Celva. Questo sistema di trinceramenti e batterie sono ancora oggi visitabili se muniti di apposite torce; in particolare da visitare è il "sentiero dei 100 scalini".
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