Dedicata a Sant'Urbano, papa dal 222 al 230 d.C e patrono di Apiro, l'Abbazia Benedettina di Sant'Urbano all'Esinante è citata per la prima volta in una pergamena del 1033, che documenta una convenzione stipulata tra il suo abate Gisberto e quello di San Vittore alle Chiuse, Attone. La fondazione del complesso monastico è precedente a questa data e si può collocare tra il X e l'XI Secolo. Un'iscrizione incisa nell'antico altare maggiore recava la data del 1086, anno della sua consacrazione, mentre un'altra con data 1140, poco leggibile in quanto consunta dal tempo, è incisa nella pietra dell'altare della cripta.
L'Abbazia di Sant'Urbano presenta alcuni affreschi non molto ben conservati presentando alterazioni causate soprattutto dall’umidità. Gli unici residui di una decorazione pittorica che doveva essere estesa a buona parte dell'aula dei fedeli. Sicuramente non c'è contemporaneità tra la costruzione della chiesa e la realizzazione degli affreschi, i cui caratteri pittorici predominanti appaiono fortemente compromessi dallo stato di conservazione, in alcuni casi del tutto frammentari. Nella parete destra del tramezzo murario, si intravede una Crocefissione. Occupa il centro della raffigurazione un grande Cristo sulla croce che spicca per il candore delle sue carni, mentre quattro angeli lo circondano portando in mano dei calici che riempiono con il sangue di Cristo che gli fuoriesce dal costato. Sulla sinistra si nota un gruppo di tre figure femminili delle quali quella al centro sembra svenire, forse Maria, di fronte a tanto dolore, mentre sul viso delle due persone soccorritrici c'è una certa espressione di affetto e di apprensione. In basso si intravede un’altra figura ai piedi della croce, vestita di rosso con dei capelli dorati che le percorrono la schiena, forse la Maddalena. A destra una figura pensosa osserva la croce coprendo in parte il viso con una mano.
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