Posto all'interno di un baglio, un'antica fattoria-fortezza del Seicento adibita alla molitura del sale, con il grande mulino a vento annesso, il museo raccoglie e conserva gli antichi strumenti di lavoro dei salinari e tante vecchie foto in bianco e nero, testimonianza di un lavoro che con i tempi si è anch'esso adeguato alle nuove tecnologie.
Al suo interno tra le mura di pietra, i pavimento in cotto e le antiche porte dipinte, è possibile ammirare in esposizione reperti originali accompagnati da numerose schede ricche di informazioni e pannelli di ricostruzione per fasi del ciclo lavorativo: i vecchi ruzzoli per compattare il fondo delle saline, i cattedri ovvero le ceste per trasportare il sale, le pale di legno dei mulini (ntinni), la spira o vite d'Archimede per aspirare l'acqua della vasca detta "fridda", i listelli di legno (tagghia) per misurare il sale, i sacchi di iuta, il carro-botte che attaccato al mulo faceva la spola tra una vasca e l'altra per dissetare i salinari, la pesante macina che consentiva di raffinare il sale, le reti e le nasse, dal momento che nelle vasche delle saline si allevano pesci pregiati come le orate e le spigole. Arnesi di lavoro oggi in disuso e che ora costituiscono un relitto di archeologia industriale.