Il sito, risalente al II millennio a.C., è un villaggio-santuario, fra i meglio conservati della Sardegna nuragica, costituito da un centinaio di capanne a pianta circolare, semplici o anche complesse e raggruppate in isolate, e da due aree sacre, circondate da dei recinti sacri che le separano dall'abitato, al cui interno sono presenti due tempietti del tipo ad antis o megaron. Venne scavato tra il 1936 e il 1938 da Doro Levi. Successivamente nel 1961 il sito venne restaurato sotto la direzione di Guglielmo Maetzke.
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